La Stazione Piccola di Modena: Un Viaggio tra Storia, Architettura e Futuro
storia e curiosità di una Stazione “Piccola”
Nel cuore della città di Modena, in Piazzale Manzoni, sorge un luogo intriso di storia e memoria urbana: la Stazione Piccola.
Questo edificio, seppur chiamato “piccola”, racchiude un passato ricco di trasformazioni, un’architettura di pregio e una prospettiva di rinnovamento per il futuro della città.
(da Italia Nostra Modena – stazione piccola, https://www.italianostramodena.org/)
Le Origini della Stazione Piccola
Il progetto fu curato dall’ingegnere Renzo Bertolani, che optò per uno stile architettonico eclettico, mescolando elementi neogotici e neorinascimentali.
Il risultato fu un edificio elegante e funzionale, perfettamente integrato nel tessuto urbano modenese.
La Stazione Piccola nacque dall’esigenza di dotare Modena di un nodo ferroviario provinciale più centrale
rispetto alla stazione principale delle Ferrovie dello Stato. L’idea di una seconda stazione nasceva dall’esigenza di decongestionare il traffico ferroviario della stazione centrale e agevolare il trasporto delle merci tra Modena e le aree provinciali circostanti, caratterizzate da un’intensa attività agricola e industriale.
Inaugurata il 26 settembre 1932, la Stazione Piccola divenne il capolinea delle linee ferroviarie provinciali che collegavano Modena con Sassuolo, Mirandola e Vignola, oltre alla tranvia Modena-Maranello.
Fu un’infrastruttura essenziale nel periodo tra le due guerre, contribuendo alla modernizzazione della rete ferroviaria locale e favorendo lo sviluppo economico della provincia modenese.
Il progetto fu curato dall’Ingegnere Renzo Bertolani, che optò per uno stile architettonico eclettico, mescolando elementi neogotici e neorinascimentali.
Il risultato fu un edificio elegante e funzionale, perfettamente integrato nel tessuto urbano modenese.
La scelta architettonica rifletteva le tendenze dell’epoca, in cui il fascismo promuoveva infrastrutture monumentali capaci di esprimere solidità e progresso,
senza però aderire completamente allo stile razionalista imposto dal regime.
Un’Eccellenza Architettonica tra Classico e Moderno
A differenza degli edifici razionalisti del periodo, la Stazione Piccola vanta un portico con pilastri monumentali, finestre ad arco, interni decorati con boiserie lignee e una torre piezometrica, necessaria per l’approvvigionamento idrico dei treni a vapore.
Oltre all’edificio viaggiatori, il complesso comprendeva numerose strutture di servizio:
una sottostazione elettrica per la trasformazione della corrente, un magazzino officina per la manutenzione dei treni, un’area dedicata al lavaggio delle carrozze,
edifici amministrativi e logistici, fondamentali per la gestione delle operazioni ferroviarie.
Questi elementi riflettono non solo un’attenzione ai dettagli estetici, ma anche una progettazione attenta alla funzionalità e al benessere dei lavoratori.
Nel suo periodo di massimo splendore, la stazione era un punto nevralgico per la logistica e per il commercio modenese, fungendo da crocevia per il trasporto di
merci e persone.
(da: Italia Nostra Modena – stazione piccola, https://www.italianostramodena.org/)
(da: Giorgio Stagni – Stazione Saliceta Modena, https://www.stagniweb.it/)
Dal Boom Ferroviario al Declino
Durante il ventennio fascista, la Stazione Piccola fu utilizzata anche per scopi militari, con treni che trasportavano uomini e materiali per le esigenze del regime.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con la ricostruzione dell’Italia, il trasporto ferroviario tornò a essere una risorsa fondamentale per il Paese
e la Stazione Piccola mantenne un ruolo centrale nel collegamento tra Modena e le sue periferie.
Negli anni ‘60, con la crescita del trasporto su strada e la diffusione delle automobili, il suo ruolo iniziò a ridimensionarsi.
La linea Modena-Mirandola fu soppressa nel 1964, seguita da quella per Vignola nel 1969.
Nel 2004, la linea Modena-Sassuolo fu prolungata fino alla stazione centrale, privando la Stazione Piccola del ruolo di capolinea.
Nel 2012, la società Ferrovie Emilia Romagna (FER) trasferì gli uffici amministrativi altrove, lasciando la stazione in stato di abbandono e degrado.
L’importanza della stazione non era solo funzionale, ma anche sociale e culturale.
Durante il suo periodo di attività, ha servito da punto di riferimento per i lavoratori, commercianti e viaggiatori, contribuendo alla vita economica del territorio.
La sua ubicazione, strategica rispetto al centro cittadino, ha favorito la crescita del quartiere circostante, caratterizzato da un’architettura urbana coerente con la stazione.
(da: Giorgio Stagni – Stazione Piccola Interno, https://www.stagniweb.it/)
(da: Collezione Ferraboschi Stagli Web, https://www.stagniweb.it/)
La Rinascita: Un Progetto di Riqualificazione
Negli ultimi anni, la Stazione Piccola è tornata al centro del dibattito cittadino grazie a un progetto di riqualificazione.
Finanziato dal PNRR e dai fondi strutturali 2021-2027, il piano prevede la trasformazione della stazione nella sede regionale della
Fondazione ITS Maker, un istituto tecnico superiore dedicato alla formazione post-diploma.
Il progetto prevede inoltre:
– il restauro e l’adattamento degli edifici storici per ospitare aule e laboratori,
– l’ampliamento del Parco della Resistenza, per valorizzare l’area circostante,
– il miglioramento delle infrastrutture ferroviarie, per incentivare il trasporto pubblico.
Oltre agli aspetti funzionali, il restauro della stazione mira a preservare la sua identità storica, mantenendo intatte le caratteristiche architettoniche originarie. Diverse associazioni culturali, tra cui Italia Nostra Modena, hanno evidenziato l’importanza di un intervento conservativo, che eviti alterazioni eccessive alla struttura originale.
Un Patrimonio da Preservare
La Stazione Piccola non è solo un’ex infrastruttura ferroviaria, ma un simbolo dell’identità modenese.
Il suo recupero rappresenta un’occasione unica per conciliare storia, cultura e innovazione, creando un luogo che coniuga memoria e futuro.
Le proposte per il recupero dell’area non si limitano alla creazione di spazi formativi, ma includono la realizzazione di un parco didattico, dove la memoria della mobilità ferroviaria possa essere trasmessa alle nuove generazioni.
Alcuni studiosi di urbanistica hanno suggerito che, invece di demolire alcune strutture esistenti, si potrebbe rivalutare l’uso di spazi aperti e verdi per migliorare la fruizione pubblica dell’area.
Il Futuro della Stazione Piccola
Il destino della Stazione Piccola è ora nelle mani di chi crede nella valorizzazione del patrimonio storico.
Il suo recupero non è solo una questione urbanistica, ma un impegno per mantenere viva l’anima di Modena, trasformando un luogo dimenticato in un nuovo polo di conoscenza e sviluppo.
Grazie agli interventi previsti, la Stazione Piccola potrebbe tornare a essere un punto di riferimento per la città, offrendo nuove opportunità di crescita economica e sociale, senza perdere il legame con il suo passato.
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